“Tutti padri naturali con l’utero delle altre…vero?” – Contestata l’associazione “Famiglia e Vita”.

Sabato 27 aprile. Pomeriggio caldo e soleggiato, poche nubi all’orizzonte nella ridente Modena. Poche nubi, sì ma che si avvicinano sempre di più e annunciano il ritorno del mal tempo.

Mal tempo non solo in senso meteorologico ma anche, e soprattutto, ideologico. Appena fuori dalle vetrine del centro, infatti, in una zona comoda a chi viene da fuori città ma ben nascosta a chi ci vive, si tiene la seconda conferenza del movimento pro-vita legata all’associazione “Famiglia e Vita”.

Un’associazione che già aveva calcato le strade cittadine e che già aveva presenziato in quel ”formidabile“ consiglio comunale in cui erano state avanzate le mozioni alla 194, in stile veronese, ed organizzato un mese dopo, una fiaccolata che ha sfilato con canti e candele per la via Emilia centro.

IMG-20190428-WA0049

In una sala affittata da un privato si riuniscono una ventina di persone. La prevalenza è maschile e tra le poche donne presenti solo una dimostra avere meno d’una trentina d’anni. Per il resto, l’età media è decisamente più alta e sembra suggerire quel lascito di persone fascio-catto-bigotte che, giorno dopo giorno, si stanno impegnano sempre più nel cercare di limitare l’autodeterminazione femminile, sostenendo gli obiettori di coscienza e cercando di relegare la donna ad un vero e proprio oggetto di arredo e corredo della casa. Ma non solo. Sono quelli che si sono schierati contro la legge regionale sull’omotransnegatività, attaccandola in primis sul nome (omotransnegaività è sinonimo di omotransfobia, e non è che ne abbiamo paura, della comunità LGBTQI+, è che a questi gli fa proprio schifo) sostenendo che tutte le leggi che possono essere redatte a favore delle minoranze non sono altro che strumenti massonici per poter portare da un lato ad una “sostituzione etnica” (cit. «alle donne bianche viene incentivato l’aborto, le donne nere sono incentivate a portare a termine la gravidanza») e dall’altro a discriminare chi è (o si dichiara) eterosessuale ed estimatore della “famiglia naturale”.

IMG-20190428-WA0050

Sì, perché per assurdo, all’interno di quella conferenza, viene ribadito più e più volte che tutto ciò che mira a tutelare la comunità LGBTQI+ in realtà serve solo a danneggiare la “naturalità dell’essere umano”.

Dopo fiumi di parole che celano (ma nemmeno troppo) contenuti razzisti e omotransfobici, la chicca arriva quando si parla di maternità, reputata come un qualcosa di tranquillissimo da affrontare, di assolutamente non gravoso per la donna (“madre” fin dal concepimento, mai dalla nascita del bimbo, perché è vita fin dal primo rapporto sessuale o quasi), né dal punto di vista fisico né da quello sociale e men che meno dal lato economico.

IMG-20190428-WA0051Temi e concetti di questo tipo si sono susseguiti per ore all’interno della conferenza, mentre fuori, a contrastarli, erano presenti le attiviste di NonUnaDiMeno.

 

Qualche cartello e uno striscione che recitava: «Tutti padri naturali con l’utero delle altre, vero?!», ad attaccare direttamente la concezione dell’uomo, maschio e padre di famiglia, come fulcro della comunità.

 

Riportiamo a seguire il comunicato di NonUnaDiMeno:

TUTTI PADRI NATURALI CON L’UTERO DELLE ALTRE… VERO?
Ieri,a distanza di 2 giorni dal 25 Aprile, si è tenuta una conferenza dell’associazione “Famiglia e Vita”, movimento pro-vita. Con i loro contenuti hanno tentato di attaccare nuovamente la nostra auto-determinazione e i nostri diritti nello scegliere liberamente del nostro corpo. La conferenza si è focalizzata su solite retoriche catto-fasciste, quali:
– DEVIANZE PSICO-FISICHE CHE LA DONNA SUBISCE A SEGUITO DI UN ABORTO, SPECIE SE SI TRATTA DI IGV.
– SVANTAGGIO CHE L’ABORTO DOVREBBE  ARRECARE ALLE CASSE DEL SSN. GLI ANTI-ABORTISTI SOSTENGONO INFATTI CHE, NON SOLO IL COSTO DELLA PRATICA DELL’ABORTO VOLONTARIO GRAVI ECCESSIVAMENTE A CARICO DEI CONTRIBUENTI E QUINDI SULL’INTERA COMUNITà, MA ANCHE CHE TUTTI GLI ESAMI DIAGNOSTICI PRANATALI,GRATUITI SOLO IN DETERMINATE CIRCOSTANZE ( quali amniocentesi, villocentesi ecc.), SIANO VOLTI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE A PRATICARE QUANTI Più ABORTI POSSIBILI.
– L’ATTACCO AL GENDER FLUID CONSIDERATO COME PRATICA PER OTTENERE AGEVOLAZIONI PENSIONISTICHE E STATALI.
– RIFIUTO DEL TERMINE “OMOTRANSNEGATIVITÀ” E DELLA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE CHE LO RIGUARDA, IN QUANTO A PARER LORO DISCRIMINANTE NEI CONFRONTI DEGLI ETEROSESSUALI. A DETTA DI QUESTO MOVIMENTO LA COMUNITÀ LGBTQI+ VIENE COSTITUZIONALMENTE FAVOREGGIATA DA LEGGI CHE INVECE LEDONO LE LIBERTÀ DEGLI ETERO. A DARE SPIEGAZIONI SULLE MODIFICHE ANCORA DA APPROVARE DELLA SUDDETTA PROPOSTA LEGGE C’ERA UN CONSIGLIERE REGIONALE. A DETTA SUA IL TERMINE “OMOTRANSNEGATIVITÀ” E’ STATO TOLTO MA IN EMILIA ROMAGNA, SOPRATTUTTO IN PERIODO ELETTORALE, LA LEGGE, SEPPURE CON LIMITAZIONI DETTATE ANCHE DALLA LORO INFLUENZA POLITICA, PASSERA’.
– DENIGRAZIONE DEI PROGETTI SCOLASTICI RIGUARDANTI AFFETTIVITÀ E SESSUALITÀ, VISTI COME PROPAGANDA “GENDER” PER DEVIARE LE MENTI DEGLI ADOLESCENTI.
-IL DISPREZZO DELLA VITA DELLA DONNA CONCEPITA SOLAMENTE NEL RUOLO SOCIALE DI MADRE E SOGGETTO INCAPACE DI POTER DECIDERE LIBERAMENTE SE ABORTIRE O NO, DA COLPEVOLIZZARE NEI LORO PRESIDI DAVANTI AGLI OSPEDALI DOVE OSTACOLANO NON SOLO LE DONNE MA ANCHE IL LAVORO DEL PERSONALE MEDICO-SANITARIO
“HO TROVATO IL MODO PER FARE CESSARE GLI ABORTI IN TUTTA ITALIA: ANDARE A PREGARE DI FRONTE AGLI OSPEDALI. NOI DOBBIAMO RENDERE PUBBLICO QUELLO CHE AVVIENE NEGLI OSPEDALI”…TRA I LORO PIANI DI BATTAGLIA DI CUI VANNO FIERI
L’interconnesione tra questi movimenti pro-vita e partiti razzisti e xenofibi si concretizza nella teoria della sostituzione etnica, i cattolici conservatori sostengono infatti che l’interruzione volontaria di gravidanza sia una pratica adottata solo da donne bianche e non da donne nere, portando così la popolazione nazionale a subire una vera e propria sostituzione etnica, definendolo  un “piano massonico di riduzione della popolazione e sostituzione etnica”
In aggiunta a tutto ciò non è da dimenticare il contesto politico in cui si muovono: alla vigilia delle elezioni cpmunali sono stat* invitat* tutt* i/le candidat* alla carica di sindac*. Il tentativo di entrare nelle politiche locali portando posizioni retrograde e machiste non ha però riscosso successo nel modenese, fortunatamente. Di fatto nessun* candidat* ha risposto positivamente all’invito, segno che ci incoraggia nell’andare avanti e che ci fa sperare che la lotta possa essere condivisa anche al di fuori del nostro movimento.
Fino a questo momento abbiamo dato spazio alla loro ideologia, MA ORA BASTA!
Come attiviste del movimento NUDM ci siamo presentate di fronte al luogo in cui si è tenuta la conferenza con uno striscione che non poteva essere più azzeccato di così: “TUTTI PADRI NATURALI CON L’UTERO DELLE ALTRE, VERO?!”
La nostra è stata in primis una dura critica al  loro statuto in cui l’unica figura riconosciuta è il padre di famiglia, tutore dell’intera comunità. Non possiamo lasciare spazio e legittimità di agire a chi, in modi più o meno subdoli, minaccia le nostre libertà e la nostra autonimia. Ieri è stata la seconda occasione in cui NUDM si è opposta nel territorio modenese  alle calate bigotte e fasciste di movimenti parareligiosi che incitano solo all’odio del diverso. Sappiamo che ci saranno altri momenti di questo genere se non più gravi in cui porteranno avanti le loro pratiche e noi non saremo in disparte. Su piano nazionale uno di questi eventi si terrà a Roma in 18 Maggio, si tratterà della “Marcia per la Vita”
In quanto femministe e transfemministe ci opporremo alla loro presenza coi nostri corpi e coi nostri contenuti affinchè non ledano più le nostre libertà. L’informazione e l’educazione sono le armi che useremo contro l’ignoranza di questi movimenti che cercano ogni giorno di ostacolarci e privarci dei nostri diritti, continueremo la nostra lotta!

 

 

8 marzo. Non Una di Meno scende in piazza a Modena.

8 marzo 2019.

Festa della donna, o meglio, Giornata internazionale della donna, visto che non c’è nulla da festeggiare. A Modena, per il centro tranquillo e annoiato, si vedono solo sconti per le donne e il banchetto di Udi che vende mimose. Fino a che, da lontano, non si iniziano a sentire tanti suoni, grida, fischi, cori. Ecco che in testa si vede lo striscione fucsia e non è che ci sia molto da spiegare: dopo anni di tranquillo silenzio, Nudm si è ripresentata in piazza, sta volta con tutta la carica femminista di cui questa città ha bisogno.

Importantissimi i contenuti portati in questa giornata, che ha visto un corteo sfilare per la città seguendo alcune importanti tappe. Il primo momento, di apertura alla giornata, ha visto più di un centinaio di persone riunirsi sotto al palazzo della CGIL, dove Nudm ha portato il primo intervento: no al precariato, diventato ancora troppo spesso doppio carico di lavoro (domestico e salariato) e stipendio dimezzato. Inoltre, si è posto in forte critica quel “welfare” ormai inesistente che si scarica sul lavoro di cura gratuito e sfruttato nell’impoverimento generale. Un insieme di disparità il quale genera poi un incremento della violenza, domestica e lavorativa, sulle donne poiché queste vengono sempre più viste come soggetti “inferiori”, data la disparità di possibilità lavorative.

FB_IMG_1552125253153Ovviamente non è mancato il tentativo dei vertici del sindacato modenese di arrampicarsi sugli specchi per difendere le proprie posizioni, tentativo che ben presto si è trasformato in un vero e proprio attacco verbale alle manifestanti. Ricordiamo infatti che la CGIL a livello nazionale non riconosce lo sciopero globale dell’8 Marzo e che a Modena si è “vantata” di aver indetto ben due ore di sciopero nel terzo settore e tutta una serie di momenti in cui parlare della violenza domestica sulle donne, ovviamente senza affrontare la grave tematica delle molestie in ambito lavorativo.

Concluso il primo momento di critica, il corteo è sfilato su via Emilia centro, passando sotto la Torre Ghirlandina, dove non è mancato un ricordo ed un saluto a tutte e tutti i partigiani caduti nella Seconda Guerra Mondiale, al grido di “ Mia nonna Partigiana, me lo ha insegnato, antifascista sempre contro il patriarcato!”.

La manifestazione ha poi ripreso il suo cammino, sempre tra canti, cori e grida, fino a giungere davanti al tribunale dove la Questura aveva imposto il veto sull’uso di megafoni e di fischietti per via dei processi in atto. Veto inutile, in realtà, perché alle manifestanti il megafono non serviva affatto per far sentire la propria voce, forte e chiara anche in quel luogo, in cui si è portava tutta la contrarietà e la rabbia nei confronti del DdL Pillon, che porta avanti un regresso culturale e sociale direttamente sulla pelle delle donne e dei loro figli, limitando la possibilità di abortire (da questo decreto partono effettivamente tutte le mozioni alla 194, altro tema molto caldo e caro al movimento) e sopratutto di potersi separare liberamente dal proprio compagno.

Terminati gli interventi, il corteo fa dietrofront e si dirige in Piazza Grande, sotto la sede del comune, dove, tra una performance e una lettura, porta critica anche sul DdL Salvini e si schiera contro l’apertura del CPR ( centro per il rimpatrio) a Modena.

Nel pomeriggio invece una delegazione di Nudm si presenterà davanti ai cancelli di Italpizza per sostenere e dare la propria solidarietà alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori in sciopero da dicembre.

Una giornata, complessivamente molto positiva, che ha lasciato più di un segno in chi vi ha preso parte, ma non nelle istituzioni, che non ne hanno realmente colto il senso. Peccato.

 

“Lotto Marzo”, Non una di Meno Modena chiama chiama allo sciopero.

“Se la mia vita non vale, mi fermo e non produco.”  Con l’avvicinarsi dell’8 marzo e dello  sciopero globale femminista anche a Modena c’è chi si organizza.

Riceviamo e pubblichiamo i comunicati delle iniziative di Non Una Di Meno Modena per la giornata dell’8 marzo.


In occasione dello sciopero dell’8 marzo alle ore 10:00 in piazza Cittadella ci sarà il ritrovo di coloro che hanno aderito alla chiamata di Non Una Di Meno, movimento femminista globale. Tale movimento si oppone al dilagare della violenza contro le donne in ogni sua forma e lotta per una società in cui siano riconosciute tutte le differenze, di donne, uomini e di tutti coloro che non si riconoscono nel dualismo di genere oggi imposto. Lo sciopero declinato nel contesto modenese e italiano in generale si oppone a tutte le forme di precarizzazione del lavoro, sostenendone le lotte, come nel caso del recente appoggio alle mobilitazioni delle lavoratrici di Italpizza. Il movimento promuove ancora un reddito di autodeterminazione che consenta alla donna vittima e dipendente dall’uomo di emanciparsi dalla propria condizione. Inoltre, per le donne migranti, NUDM sostiene un permesso di soggiorno sganciato dal lavoro e dalla condizione familiare ponendosi in opposizione al decreto sicurezza e alla proposta di apertura del CPR (Centro Per il Rimpatrio) a Modena. In ultima battuta lo sciopero dell’8 marzo rivendica la libertà della donna che decida di separarsi in netto contrasto con il DDL Pillon. Alla mattina di sciopero, dopo aver percorso una serie di tappe simboliche fra performance di danza e musica, farà seguito un momento di convivialità e rielaborazione della giornata presso il laboratorio Scossa in via Carteria alle 19:00.

52980047_413523852798841_4660599133218799616_n

SCIOPERO FEMMINISTA GLOBALE

NON UNA DI MENO: L’8 MARZO NOI SCIOPERIAMO

CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

CONTRO OMOTRANSFOBIA E SESSISMO

CONTRO IL RAZZISMO E L’ATTACCO ALLE/AI MIGRANTI

PER IL REDDITO DI AUTODETERMINAZIONE, che consenta possibilità di scelta prima di tutto alle donne che si vogliono liberare dalla violenza domestica e non hanno i mezzi per farlo e a tutte/i noi che ci sentiamo ricattate da un sistema che, a partire dal lavoro domestico e di cura svolto gratuitamente nelle case, ci riserva solo lavori precari e malpagati.

PER UN PERMESSO DI SOGGIORNO SGANCIATO DAL LAVORO E DALLA CONDIZIONE FAMILIARE. Siamo contro il decreto Salvini che, tra l’altro, eliminando la protezione umanitaria elimina la possibilità di sottrazione alla violenza e rende più insicure le donne costringendole alla clandestinità aumentando il rischio di sfruttamento.

SIAMO CONTRO L’APERTURA DEL CPR A MODENA E OVUNQUE, dove è previsto che chi non riesce ad ottenere un permesso di soggiorno, possa essere privato della libertà e trattenuto fino a 6 mesi.

PER POTENZIARE LA LIBERTA’ DELLA DONNA CHE DECIDE DI SEPARARSI LOTTIAMO PER FERMARE IL DDL PILLON su separazione e affido che danneggia i figli e penalizza economicamente la donna, in coerenza con il rilancio dei valori Dio/Patria/Famiglia.

PER RIVENDICARE LA 194 E PROMUOVERE LA SUA EFFETTIVA ACCESSIBILITA’. A seguito della mozione antiabortista presentata anche qui a Modena, lottiamo per l’autodeterminazione delle scelte riproduttive e quindi anche per la libertà a non riprodursi. Vogliamo l’accesso all’aborto libero, gratuito e sicuro; contrastiamo ogni forma di obiezione di coscienza che si presentano oggi in modo sempre più diffuso e aggressivo limitando l’effettività del diritto di abortire.

SCIOPERA DAL LAVORO PRODUTTIVO E RIPRODUTTIVO;

SCIOPERA IN FABBRICA, A SCUOLA, IN CASA, IN UFFICIO:

DOVUNQUE SEI SOTTOPOSTA A VIOLENZE, MOBBING E MOLESTIE;

SCIOPERA DALL’OBBLIGO AL SORRISO, ALLA GENTILEZZA, ALL’ESSERE CARINA, SEXY E DISPONIBILE.

OGGI, PER FAR VEDERE QUANTO VALIAMO, SCIOPERIAMO INSIEME IN TUTTO IL MONDO!

A MODENA CI TROVIAMO ALLE ORE 10:00 IN PIAZZA CITTADELLA E DA QUI CI MUOVEREMO COME MAREA!

Ancora sull’attacco alla 194 in Consiglio comunale. Un contributo.

Riceviamo e pubblichiamo un approfondimento e una riflessione su quanto successo la settimana scorsa in Consiglio comunale, con l’attacco dalla Lega alla 194 e sul dibattito che si è svolto in aula.


 

A distanza di 40 anni anche a Modena viene aggredita la legge 194/78 sull’aborto, tra le conquiste di lotta femminista più importanti.  A macchia di leopardo, in numerose città italiane, i vari pezzi di integralismo cattolico pro-vita hanno guadagnato terreno, trovando nel partito catto-fascista della ‘’Lega nord’’ il migliore interlocutore, il più appetitoso vettore  per incanalare all’interno del discorso politico-istituzionale le istanze contro le eresie delle streghe abortiste!

E’ infatti della Lega la mozione, firmata Luigia Santoro, che il 7 febbraio scorso è stata presentata al consiglio comunale di Modena; una mozione sintetica, senza alcun tentativo di approfondimento, pregna solo dell’interpretazione surrettizia, falsificante, di alcuni articoli del testo di legge. La proposta arriva da una donna e questo dovrebbe far riflettere circa le recenti parole dell’antropologa Rita Segato: “il femminismo non può e non deve costruire gli uomini come nemici “naturali”. Il nemico resta l’ordine patriarcale, che a volte può essere incarnato anche da donne“.

Il femminismo, infatti, non è unicamente una questione femminile, riguarda tutt* coloro che lottano per un mondo diverso e più giusto. Il testo della consigliera Santoro era una pagina scarna che denotava il totale distacco da questa visione di libertà, o meglio, il profondo e mai abbandonato interesse patriarcale allo sradicamento del potere conquistato dalle donne. Perché le donne libere e libertarie fanno parecchia paura al potere, lo fanno pencolare, lo svestono e ne svelano gli abusi; le donne libere non si fanno comprare, non sono merce e mettono in discussione le strutture del capitalismo sulle quali il potere si sostiene. E il capitalismo si è sempre servito dell’appendice donna, colei che produce la forza-lavoro, la donna vista soprattutto come animale domestico, la cui faccenda più importante deve restare il lavoro di riproduzione e di cura non retribuito.

Credo che fibrillazioni pene-centriche di questo tipo (come anche il DDL Pillon), che ancora una volta mettono in discussione la nostra autodeterminazione, siano soprattutto l’effetto atteso del lavoro assembleare, delle partecipatissime manifestazioni delle reti femministe nate negli ultimi anni, come Non Una Di Meno. Queste sono nipoti di una lotta antica, figlie del bisogno di interpretare le connessioni tra il dominio patriarcale e la violenza del controllo degli Stati, la violenza delle frontiere, il razzismo e la paura del diverso. Non Una Di Meno ha la forza di essere l’unico movimento transnazionale autonomo; la sua lotta si abbraccia alle altre lotte, all’oppressione di classe, al razzismo, alle lotte ecologiste, contro ogni forma di recinzione e disciplinamento. L’attacco al corpo delle donne non può che essere un attacco politico, perché il corpo della donna è un corpo politico sul quale non si è mai finito di combattere.

Per questo si tenta ancora oggi di sabotare i diritti delle donne, come nel caso modenese che è simile a quello di Verona, dove purtroppo (grazie anche al voto favorevole della capogruppo in consiglio del PD) la mozione è stata approvata. Il testo della Santoro, poi bocciato, richiedeva di  ‘’proporre iniziative e politiche per il sostegno alla maternità e alla prevenzione delle condizioni che portano all’aborto’’  e di ‘’inserire nel prossimo Bilancio un congruo finanziamento da destinarsi alle associazioni del volontariato che operano nel territorio comunale per aiutare le madri in difficoltà che vorrebbero portare avanti la gravidanza.’’

E le associazioni che vengono pudicamente citate dalla consigliera Santoro, senza che lei ne faccia nomi, cognomi e segno di croce quel giorno erano presenti: imbavagliati, sguardi alienati, muniti di grandi manifesti in plexiglass. Sospetto che siano le stesse associazioni che si riuniscono indisturbate  davanti all’ospedale Policlinico di Modena (ospedale pubblico) in nome della crociata antiabortista, predicando contro le donne che per motivi personalissimi decidono di interrompere la gravidanza, accusandole di ‘’infanticidio’’.

IMG-20190208-WA0004La seduta consiliare era prevista per le 16:30 e già mezz’ora prima l’ingresso comunale era gremito di gente, arrivata lì per ribadire alla politica che sul corpo delle donne incarnano potere decisionale solo le donne. Così tant* da non riuscire ad entrare  tutt* dentro l’aula.

Oltre alla mozione della Lega erano state presentate altre 3 mozioni, due dal PD ed una da ‘’Articolo UNO- MDP- Per me Modena’’ . Quest’ultime ribadivano la necessità della piena  attuazione della legge 194/78 ma gli interventi in consiglio si sono poi tradotti in una sfilza di numeri e statistiche.  Gli esponenti del Partito Democratico hanno posto l’accento sulle questioni di carattere economico che farebbero da ostacolo per il proseguimento della gravidanza e per la crescita dei figli. Chiaramente è incontrovertibile la congiuntura con la condizione economica ma scatena un bel po’ di dubbi  se a parlarne è un partito, il PD, che in questi anni ha steso tappeti rossi alle politiche neoliberiste, pressanti  sulla precarizzazione delle condizioni di lavoro di donne ed uomini, in nome della flessibilità che si traduce nella ricattabilità, in particolare per le lavoratrici donne.

Nessun intervento ha pronunciato un ‘’no’’ secco agli obbiettori di coscienza, semplicemente si auspicava un maggiore controllo all’interno dei distretti ospedalieri. Il consigliere Carpentieri (PD) in risposta alla collega Santoro è arrivato ad affermare inoltre che i destinatari di quei soldi dovrebbero essere altri corpi, come la polizia.  Grave! ancora una volta viene utilizzato il corpo della donna per affrontare i temi securitari, sui quali si sono costruite intere campagne elettorali, che nulla hanno a che fare con la libertà delle donne.

Bisogna ricordare a chi amministra questa città che semmai ‘’le strade libere le fanno le donne che le attraversano’’ e non la militarizzazione, ribadire che non abbiamo alcuna intenzione  di prestare i nostri corpi per becere strumentalizzazioni in nome delle politiche repressive che hanno solo il demerito di terrorizzare, e che stanno soffocando gli spazi pubblici dei luoghi in cui viviamo.

Il femminismo non può essere ridotto alla sola questione sull’aborto ed ai diritti civili, si è femministi solo se lo si è integralmente; ci si domanda, infatti, come può un partito che non si è schierato con le lavoratrici sfruttate come le operaie di Italpizza fare proclami sulle libertà ed i diritti delle donne lavoratrici?!

La lotta è fica! Siamo la marea!

Dura contestazione alla mozione della Lega sulla legge 194

Ieri si è tenuta la discussione in consiglio comunale della mozione alla legge 194, promossa dalla consigliera Santoro (Lega). Nell’aula consiliare la giunta, a guida Muzzarelli, si è trovata a dibattere delle politiche da attuare in favore della maternità e, soprattutto, per la disincentivazione della pratica dell’aborto, regolamenta dalla legge 194 del 1978 appunto. Continua a leggere Dura contestazione alla mozione della Lega sulla legge 194

Modna Par Tot! In piazza contro il decreto Pillon.

Ieri,10 novembre, è stata la giornata nazionale di mobilitazione territoriale contro il ddl Pillon. Decine di città sono scese in piazza (Roma, Milano, Bologna, Torino, Bari, Firenze, Napoli, poi ancora Ferrara, Forlì, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini Lucca, tanto per rimanere giusto in regione) per esprimere la propria contrarietà a questo disegno di legge, prima tappa di quello “stato di agitazione permanente” indetto dal movimento “Non Una Di Meno” per contrastarlo.

Il testo dell’appello era molto chiaro e giudicava il Disegno di legge Pillon (criticato anche dall’ONU) come una proposta intrisa di violenza atta a imporre un modello di famiglia autoritario e patriarcale attraverso l’intervento dello Stato. Un ddl  irricevibile che attacca direttamente l’autodeterminazione delle donne e impone un rigido disciplinamento di ruoli e gerarchie di genere.

IMG_20181110_162648Anche Modena ha fatto la sua parte con una mobilitazione organizzata dalla rete “Modna Par Tot!” che ha visto impegnato il centro della città dalle per circa quattro ore. In prima battuta, un corteo partito da piazza Torre intorno alle 15 che ha percorso la via Emilia fino fino al teatro Storchi per poi girarsi e ripercorrere la stessa strada a ritroso. Un corteo un po’ sottotono visto le tante sigle promotrici (istituzionali e non) dell’iniziativa ma che comunque ha fatto sentire la propria voce, ingrossandosi pian piano lungo la via del ritorno. La prima tappa è stata in largo porta Bologna dove un accorato intervento del “Libera” (centro sociale che aveva ospitato le assemblee preparatorie della manifestazione) ha ricordato, proprio in quel luogo, i fatti del 15 dicembre scorso, quando una manifestazione antifascista venne caricata brutalmente dalla celere a difesa di una manifestazione fascista. Non solo, l’intervento ha ricordato come gli strascichi di quei fatti non siano affatto conclusi perché la scure repressiva della questura cittadina ha portato recentemente ad una raffica di denunce estremamente gravi e preoccupanti nei confronti degli antifascisti, con capi d’imputazione come “istigazione a delinquere” e “radunata sediziosa”. Un tema non proprio secondario dato che il corteo sfilava non solo contro il ddl Pillon ma anche  contro omotransfobia, violenza sulle donne, razzismo e fascismo.

Fatto ritorno in piazza Torre e aumentato sensibilmente anche il numero dei partecipanti, la mobilitazione ha cambiato forma. Un presidio in semicerchio con interventi al microfono e brevi performance teatrali esplicative del disegno di legge. La parola subito è stata data a due avvocati per poi proseguire con le performance e gli interventi. In pratica due attori fingevano di essere una coppia con figli e simulavano gli effetti del DLL in cado di separazione, dunque un figlio obbligato a passare uguale tempo sia con la madre che col padre, i costi dell’educazione suddivisi proporzionalmente e con l’assegno di sostentamento non più cifra automatica, in pratica una riforma a tutela del solo genitore economicamente più forte.

IMG_20181110_165944 (1)Intorno alle cinque piazza Torre era quasi completamente piena (150-200 persone circa) e allora si sono cominciate a vedere anche le prime facce “istituzionali”. Il sindaco, l’assessore Vandelli, qualche presidente di quartiere e noti sindacalisti.

Il presidio divulgativo è quindi proseguito, unico intoppo il buio, visto che la piazza sembrava l’unica del centro ad essere privata dell’illuminazione pubblica. Fatta presente la cosa al microfono anche i lampioni hanno cominciato a funzionare e l’opposizione modenese al ddl Pillon, fatta la propria parte, ha terminato la manifestazione intorno alle 18.30.

Basterà?