Italpizza: arriva la parlamentare Stefania Ascari

Dopo otto mesi di sciopero per la regolarizzazione degli orari di lavoro e l’applicazione del contratto alimentare, oggi davanti ai cancelli di Italpizza si è presentata una delegazione cinque stelle con la parlamentare Stefania Ascari. Continua a leggere Italpizza: arriva la parlamentare Stefania Ascari

Aspettando il tavolo di trattativa non si ferma la vertenza Italpizza

Dopo il presidio con conferenza stampa di fronte alla questura di Modena, nella giornata di mercoledì , è proseguito questa mattina il picchetto davanti i cancelli di Italpizza.

Di seguito riportiamo il comunicato dalla pagina facebook “Sciopero Italpizza” Continua a leggere Aspettando il tavolo di trattativa non si ferma la vertenza Italpizza

Ancora repressione a Modena. Colpiti tre ragazzi che contestavano il G7.

Questa mattina, all’alba, la Digos di Modena ha bussato alla porta di tre ragazzi, due lavoratori e uno studente, li ha prelevati dalle loro case e li ha portati in Questura.

L’operazione repressiva, si scopre ben presto,  non interessa solo Modena, l’indagine infatti è coordinata dalla Procura di Torino, dal procuratore aggiunto Emilio Gatti e dalla pm Manuela Pedrotta e vede operazioni di polizia svolgersi anche in altre città: Venezia, Torino, Firenze, Bari e Val Susa. Bersaglio dell’operazione: il G7 di Venaria del settembre 2017, fuori Torino, con la mobilitazione “Reset G7” contro la calata alle porte del capoluogo piemontese dei ministri dei Paesi G7 di Industria, Economia e Lavoro. 17 misure cautelari, 7 arresti domiciliari, 10 obblighi di firma e altri 52 indagati tra le carte della Procura di Torino. Tra le persone colpite ben nove risultano esponenti del centro sociale Askatasuna mentre i tre di Modena fanno riferimento al Collettivo Guernica.

Verso le 12 i giovani fermati all’alba vengono rilasciati con un obbligo di firma tre volte la settimana.

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A loro va tutta la più incondizionata  solidarietà della redazione di Senza Quartiere. Alleghiamo inoltre il comunicato del centro sociale askatasuna il più colpito dalla repressione odierna.

Stamattina è scattata una vasta operazione di polizia tra Modena, Venezia, Torino, Firenze, Bari, Roma e la Val Susa. Diciotto le persone colpite da diverse misure cautelari, tra cui sette arresti domiciliari e dieci obblighi di firma.

Al centro delle indagini, le frizzanti giornate di contestazione del G7 del Lavoro voluto dal ministro Poletti, ultima tappa dell’infelice parabola di governo renziana che sarebbe rovinosamente finita qualche mese dopo tra fischi, sberleffi e proteste.
Era il settembre del 2017 e, a scanso di equivoci sul carattere decadente di una riunione di notabili degna dell’Ancien regime, i responsabili di jobs act e buona scuola si riunivano nella Reggia di Venaria per discutere di come continuare l’opera di taglio ai diritti dei lavoratori. Nel frattempo, per due giorni consecutivi, migliaia di manifestanti avevano invaso le strade di Torino prima e di Venaria poi, denunciando le responsabilità politiche di una classe dirigente che ha messo in ginocchio generazioni intere di giovani col ricatto della disoccupazione mentre toglieva le poche sicurezze rimaste a chi aveva già un lavoro. Simbolo della protesta, delle enormi brioche di gomma piuma brandite dai manifestanti non solo per ricordare la famosa frase di Maria Antonietta davanti al popolo affamato ma anche a monito dell’inevitabile destino dei potenti quando si fanno sordi alle rivendicazioni di vecchi e nuovi sans culottes.

Al centro dell’attenzione della DIGOS, evidentemente fino a oggi troppo impegnata a rimuovere striscioni contro il ministro Salvini, c’è il corteo studentesco del 29 settembre, l’assedio notturno al lussuoso hotel NH di piazza Carlina dove speravano di dormire sonni tranquilli i ministri e il corteo del 30 settembre col suo tentativo di raggiungere la reggia durante la conferenza stampa finale di Poletti.

Al netto di un linguaggio guerresco degno di un war movie di serie B, la procura di Torino contesta ai manifestanti quello che è effettivamente al giorno d’oggi il peggiore dei delitti: aver fatto seguire alle parole i fatti, disturbando “il regolare svolgimento del vertice”.

Nell’ordinanza ritroviamo anche tutta la batteria di psicoreati contro i “facinorosi” (cit.) che abitano le fantasie della polizia italiana. Un teatro in cui recitano “istigatori e coordinatori” con veri e propri superpoteri. Persone a cui non vengono neanche contestate singole “condotte delittuose” ma che “con la loro semplice presenza” fungerebbero “da avvallo” agli altri manifestanti “galvanizzando i materiali esecutori”. Alcuni compagni sono accusati così di “concorso morale” semplicemente per essere stati presenti in un corteo in cui ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, ad altri viene contestato l’aver parlato con qualcuno che poi qualche minuto dopo sarebbe stato riconosciuto nel tentativo di sfondare un cordone di polizia, altri ancora non si capisce bene dove dovrebbero mettersi visto che quando si trovano “nelle retrovie” lo fanno per svolgere “un’opera di supervisione e controllo”, quando invece sono davanti si trovano lì “a mo di incitamento e garanzia”.

Insomma, un’operazione arraffazzonata e tutta politica per colpire il dissenso sociale, in cui sono stati presi di mira diversi notav, che arriva a quasi due anni dai fatti dl g7 ma, esattamente come l’anno scorso, a pochi giorni dal festival alta felicità in Val di Susa in cui sono annunciate nuove contestazioni contro il supertreno.

Il tutto proprio nei giorni in cui la retorica della legalità si fa sempre più traballante con lo scandalo delle nomine al CSM e le udienze sulla cricca dei favori della procura di Torino, che vede al centro dello scandalo proprio il PM Rinaudo, responsabile in questi anni di decine di processi politici contro attivisti torinesi e valsusini

A differenza dei PM impegnati nella loro consueta caccia ai fantasmi, noi nelle giornate di contestazione al G7 abbiamo visto incarnarsi una forza ben reale e collettiva, capace di esprimersi, indicare chiaramente responsabilità e dare un’indicazione politica minima necessaria: basta incontri a porte chiuse, basta decisioni prese sulla testa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Tantissimi giovanissimi, molti alla loro prima manifestazione, hanno preso parola a partire delle proprie condizioni di vita, parlando di un futuro negato e dell’angoscia davanti a un lavoro che nel nostro paese è ormai diventato semplicemente un ricatto senza alternative. Accanto a loro sindacalismo di base, facchini, lavoratrici dei servizi, persone intrappolate nel meccanismo delle false coop che hanno sfilato portando, per una volta, in piazza il proprio quotidiano sfruttamento.

Ci sembra che sempre più persone se ne rendono conto oggi, disobbedire alle leggi ingiuste è necessario, non si può abbassare la testa di fronte ai soprusi dei potenti.

Come recitava uno degli striscioni, NOI GIGANTI VOI 7 NANI! FORZA E CORAGGIO COMPAGNE/I! TUTTE/I LIBERE/I!

Acora abusi di poliza a Italpizza.

Da una parte le burocrazie dei sindacati confederali, che sui giornali locali provano a smerciare il ritorno alle “normali” relazioni capitale/lavoro sulla vertenza Italpizza, dall’altra la situazione reale fuori dai cancelli dell’azienda, con il reparto celere ormai presenza fissa e da inserire nella voce “consulenze esterne” per la continuità produttiva.

Mentre prosegue la “trattativa” nella sede di Confindustria di Modena, che questo lunedì ha registrato un “vertice” composto da Italpizza, dalle cooperative Cofamo (Mazzetti) e Evologica (Fiorini), dalla stessa Confindustria e dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, nella mattinata di ieri, fuori dai cancelli dell’azienda presidiati da un’imponente schieramento di forze dell’ordine, sono tornati a farsi sentire direttamente i lavoratori.

Mentre si parla (sui giornali) di “applicazione del contratto alimentaristi, rispetto dei diritti sindacali, sicurezza sul lavoro e orari” nonché di aumenti economici in busta paga fino «al raggiungimento della retribuzione del contratto dell’industria alimentare, per poi passare alla completa applicazione del contratto» (cioè le stesse richieste portate avanti dal SiCobas escluso da ogni tavolo di trattativa), davanti ai cancelli la polizia prima forzava il picchetto dei lavoratori per poi, a freddo, fermare in questa maniera (vedi video) e portare in questura un delegato sindacale.

Sindacalista poi rilasciato quasi immediatamente.

Il mese scorso era toccato a Simone, coordinatore S.I. Cobas di Bologna – scrivono in una nota dallo stesso sindacatopestato da 6 agenti che, mentre lo tenevano fermo gli hanno sferrato una ginocchiata al petto, fratturandogli quattro costole.

È andata meglio oggi a Marcello, uno dei coordinatori di Modena, preso e portato in questura mentre tentava di calmare gli animi, nonostante le provocazioni della celere contro gli operai. Mentre era immobilizzato dietro la camionetta, un carabiniere (visibile nel video) lo ha afferrato per il collo, strangolandolo, mentre gli diceva “ti conosciamo, stai attento che finisci male”.

Questo è il modello di “relazioni sindacali” che si vuole imporre a Modena, questo il risultato concreto degli accordi tra azienda e sindacati confederali per escludere il S.I. Cobas.

La libertà sindacale o è per tutti, o non è.

Inoltre sembra che, sempre nella giornata di ieri, siano iniziati i lavori preliminari per l’ampiamento dello stabilimento industriale di San Donnino. Ampliamento previsto in deroga agli strumenti urbanistici regolari e “sbloccato” dal cosiddetto decreto “sblocca Modena” approvato dal consiglio comunale nel febbraio del 2018. In pratica si trattava di dare il via libera a costruire bypassando di fatto, per superficie e densità (nei documenti comunali si parla di  1.750 metri quadri), i piani regolatori previsti dalle discipline urbanistiche della zona.

Infine, mentre anche oggi prosegue lo sciopero davanti ai cancelli di Italpizza, si moltiplicano le iniziative di solidarietà a sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici in lotta. Giusto questa domenica, infatti, il movimento Nonunadimeno Modena ha organizzato una cena a loro sostegno al parco XXII Aprile. I dettagli qua.

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Tre giorni di sciopero al Salumificio Bellentani di Vignola

Riprende lo sciopero al comparto carni di Vignola. Dopo le prime lotte sindacali i padroni provano a cambiare i rapporti di forza.

La ditta Bellentani, salumificio facente parte del gruppo Citterio, era stata al centro delle prime lotte sindacali del SiCobas. Lavoratori e lavoratrici si erano battute sia per l’applicazione del contratto alimentare sia denunciando le numerose irregolarità nel cantiere produttivo. Continua a leggere Tre giorni di sciopero al Salumificio Bellentani di Vignola

Affinchè tutto cambi..

«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»

Non pensiamo ci sia citazione migliore di questa, tratta dal celebre film di Luchino Visconti ‘Il Gattopardo’, per provare a tratteggiare meglio quale eredità ci hanno lasciato queste ultime elezioni amministrative.

Partiamo dalla fine: Muzzarelli ha stravinto questa tornata elettorale. Non è un caso che abbiamo riportato il nome del candidato e non la sigla che identifica il partito di provenienza. Il candidato è il partito.

Solo intorno a questo nome gli stakeholder modenesi hanno potuto trovare una conferma di continuità e una fiducia rispetto all’avanzata di un ‘nuovo soggetto politico’. Associazioni di volontariato, la cosiddetta ‘Modena solidale’, le grandi imprese del territorio insieme a quel colosso economico rappresentato dalle cooperative hanno garantito a quel mitile politico di poter determinare ancora il buono e il cattivo tempo nel Comune di Modena.  Il Partito Democratico, conscio del baratro in cui il suo consenso è precipitato, ha immediatamente fatto leva sull’unico aspetto in grado di smuovere le coscienze cittadine, la stanca retorica della città Medaglia D’Oro per la Resistenza da opporre all’avanzata del fascismo. Occorreva frenare a tutti i costi l’assalto fascio-leghista alla nostra città, mobilitando tutti gli attori in campo: mondo cattolico, associazioni di volontariato, pensionati a cui il partito garantisce attività di tempo libero… insomma, proprio tutti.

Tentativo riuscito. Al primo turno il Partito, in coalizione con Modena Solidale, Più Europa, Sinistra per Modena e i ‘Verdini’, ha strappato l’ottimo risultato di 53,42%, garantendosi così la vittoria al primo turno.

Il povero Prampolini, noto avvocato modenese e candidato a sindaco della Lega di Salvini, torna nel suo studio pronto a dar battaglia in consiglio comunale. Il 23% è un dato da non trascurare ma crediamo insufficiente per immaginare scenari ben più complessi al momento. Non crediamo neanche che questa percentuale incarni un nuovo soggetto votante, semmai indica una fascia sociale di calibro medio-alto che se fino a pochi anni fa votava a targhe alterne Pd e Forza Italia, oggi trova nella Lega il suo voto utile. Niente a che vedere con un’avanzata fascista a Modena insomma. Teniamo a ricordare che tra gli eletti e le elette nelle fila leghiste  sarà presente anche Beatrice Di Maio, figlia del Capitano di Terra dei Padri (non è dato sapere se la scelta di ‘scendere in campo’ sia precedente o successiva all’incontro con Povia). Aggiungiamo per dovere di cronaca la lieta novella dell’esclusione di Valentina Mazzacurati e Montanini, per i prossimi cinque anni, dagli scranni di Piazza Grande.

Che dire poi del povero zombie che a malincuore e con scarsa voglia si è presentato alle ultime elezioni modenesi, il Movimento 5 stelle. Quello che era riuscito a mettere in crisi il ‘Sistema Modena’ nel lontano 2014 con un movimento fresco di una pura spinta votata al cambiamento, arrivando persino al ballottaggio (cosa mai accaduta prima di allora), negli ultimi anni ha deciso di disintegrarsi con le sue stesse mani sia a livello locale che nazionale. Non è certo un caso che il candidato Rebecchi, scelto dai precedenti consiglieri comunali (a scadenza di mandato non rinnovabile, per loro stessa decisione) del Movimento, sia stato glissato da un whatsapp del ‘leader nazionale’ e sostituito da una macchietta poco conosciuta se non per le sue precedenti simpatie leghiste e i suoi coinvolgimenti in cosiddette ‘passeggiate per la sicurezza’ in un comitato che, su viale Gramsci, portava critiche al Pd per poi stringere le stesse mani di Muzzarelli quando c’era da parlare di sicurezza (segno di come Pd e destrume vario siano in sintonia perfetta, al di là dei proclami da social network).

Sinistra non pervenuta. Nonostante gli sforzi e l’impegno della candidata sindaca di Modena Volta Pagina, presente durante una carica della polizia sui lavoratori e sulle lavoratrici di Italpizza (mentre i padri fondatori con precedenti importanti incarichi in Legacoop ed in Regione erano assenti), questa lista civica non riesce a superare la soglia utile a poter entrare in Consiglio comunale, segnale di quanto un discreto lavoro politico sia purtroppo insufficiente se non abbinato (volenti o nolenti) a un concreto lavoro di ricomposizione sociale e conflittuale, serio e non da ceto politico, rispetto ai grandi aperti dalla contraddizione contemporanea.

Cosa ci lasciano queste elezioni? Un Consiglio comunale in cui PD e Lega sono in sostanziale parità numerica, in cui le opposizioni non esistono e che, a giudicare dalla nuova giunta recentemente annunciata da Muzzarelli, la stessa falsa riga reazionaria, repressiva e discriminatoria, già assaggiata nell’ultima consiliatura passerà le votazioni senza alcuna difficoltà.

Un Consiglio comunale in sostanziale armonia, quantomeno sui temi caldi quali sicurezza, ambiente e collusione politico-economico con le grandi ‘eccellenze’ del nostro territorio. Sarà molto interessante leggere i primi resoconti e le prime interrogazioni che verranno presentate nel palazzo di Piazza Grande.

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Un ordalia politica che riesce a tenere insieme giovani rampanti come Bosi con delega al decoro urbano, Anna Maria Vandelli ( la Maria Antonietta ‘denoaltri’, colei che di fronte a famiglie in emergenza abitativa aveva giustificato il proprio operato con frasi come: «se faceste meno  figli vivreste meglio»). Continuando a leggere la lista dei nuovi assessori  troviamo la mitica Alessandra Filippi, colei che dopo anni dentro a Legambiente e le innumerevoli battaglie  in difesa dell’ambiente ha preso la via dell’impegno politico istituzionale riuscendo a non proferire mai parola sui casi di Vaciglio e della Bretella, solo per citarne alcuni. Stendiamo poi un velo pietoso sui Verdi modenesi, riformisti di provincia in grado addirittura di affermare, per legittimare il proprio appoggio a Muzzarelli, che dentro a quella coalizione loro avranno la forza di rappresentare il cambiamento, in cambio di qualche poltrona ovviamente. Non gliene facciamo una colpa d’altronde, in questa città il massimo livello conflittuale sui temi ambientali è stato raggiunto quando, dopo mesi di mobilitazione che ha coinvolto tantissime persone e partiti.. si decise di spostare il tracciato del TAV da Sud a Nord della città, perché va bene esserci e contestare ma non sia mai che si metta in discussione un modello di sviluppo economico. Rimaniamo speranzosi che i No Bretella imparino dagli errori dei precedenti comitati e aprano un cammino nel solco del cambiamento reale (cambiamento che si attua solo ed esclusivamente tramite lo scontro, come possiamo apprendere da comunità come quella valsusina)

Ci sarebbero tante cose da dire e il gioco del prendere citazioni o misfatti di ogni personaggio che siederà in Consiglio comunale diventerebbe troppo un tiro al piccione. Volutamente non abbiamo trattato del nostro Messner di Fanano, sarebbe troppo semplice e gli diamo credito di essere riusciti a produrre, intorno a queste elezioni, un Modena Park 2.0, tanto spettacolo e tanto, tantissimo fumo.

Sicuramente le percentuali e i numeri sono interessanti e parlano molto più di spicce e vomitevoli analisi politiche, rispetto ai rispettivi fallimenti, tesi ad attribuire ad altri le proprio incapacità e le proprie colpe.

Ciò però che continueremo a seguire con notevole interesse sono quelle lotte, quei sussulti che negli ultimi anni hanno caratterizzato questa città. Movimenti tellurici in grado di far mettere in difesa gli scudi del malaffare e della speculazione (cosa che neanche una lista civica improvvisata e un partito che si richiami al sovranismo sono riusciti a fare). Chi porta avanti banali polemiche sulla ribelle Vaciglio che vota in massa il ‘sindaco del cemento’ dovrebbe farsi da parte o quantomeno smettere di leggere i giornali locali per iniziare a ragionare con la propria testa, non sono nuove infatti le esternazioni di chi abita in quel quartiere e non si riconosce più nel centro sinistra né tanto meno nel centro destra ma che, nonostante tutto, non è estraneo ad una certa cultura istituzionale e territoriale. Quì però si aprirebbe un ulteriore macropunto sulla capacità di ricomposizione sociale e sulla storia del nostro territorio che non crediamo sia il caso di affrontare in questo momento. (Per coloro veramente interessati alla partecipazione, al dibattito e alla ‘non conoscenza astratta del reale’ fuori dalle discussioni da social network, ci sono pur sempre le assemblee).

Insomma non c’è che dire, un ottimo lavoro da parte delle istituzioni locali mentre per chi vuol fare battaglia e vuole costruire percorsi di antagonismo cittadino che sappiano ribaltare e rimettere in discussione il modello di sviluppo neoliberista attuale, fatto di sfruttamento, devastazione ambientale e discriminazione sulle linee del genere e della razza. La strada è in discesa.

24 Maggio Sciopero Globale

Ieri mattina la cittá di Modena si è mobilitata in concomitanza ad altre 1693 città e 119 paesi del mondo per la seconda giornata di sciopero globale contro il cambiamento climatico. Il corteo modenese è stato abbastanza eterogeneo, partecipato da circa 500 persone e caratterizzato dal protagonismo dei piú giovani che hanno riempito di colore le strade cittadine con striscioni e cartelli, intonando cori per esprimere dissenso sulla gestione della crisi ambientale contemporanea. Continua a leggere 24 Maggio Sciopero Globale

Bibliote-cari in piazza il Primo maggio a Modena.

Il Primo maggio di quest’anno a Modena era stato organizzato nel pomeriggio per consentire alle varie sigle sindacali di partecipare alla manifestazione nazionale di Bologna alla quale presenziavano i segretari generali di  Cgil, Cisl e Uil.

Il programma prevedeva un breve corteo, alle quattro del pomeriggio, prima del solito comizio dal palco allestito in Piazza Grande. Quest’anno anche le sedie davanti al palco hanno piazzato, segno che l’età dei partecipanti si allunga sempre di più.

Da largo San Giorgio (via Farini) parte il corteo aperto dalla banda musicale, parte in anticipo e raggiunge Piazza Grande ben prima delle quattro e mezza previste.

20190501_183118Ad un certo punto, da piazza Torre, arriva un gruppo di una quindicina di persone con uno striscione e la sagoma di un tizio vestito anni ’30. Il tizio è Antonio Delfini, colui che dà il nome alla più grande e frequentata biblioteca di Modena mentre lo striscione recita «Bibliote-cari». Sono i lavoratori, da tempo esternalizzati (cooperative) delle biblioteche comunali. Sono quelli di cui si parla tanto anche sui giornali ma che fin’ora non avevano ancora preso parola direttamente né si erano fatti vedere pubblicamente. Sono lavoratori della cooperativa Open Group la quale ha appena perso l’appalto per le biblioteche comunali a favore di un’altra cooperativa, Le Macchine Celibi, con un’offerta al ribasso del 14%.

Arrivati sul ciglio di Piazza Grande vengono fermati da un funzionario della Digos. Parlottano, pensavano di seguire il “corteo” del Primo maggio ma questo è partito prima e sono arrivati dopo. Ad un certo punto interviene anche Cesare Pizzolla segretario cittadino della Fiom/Cgil e ai lavoratori viene finalmente “permesso” di entrare in piazza.

Il volantino che spiega le loro preoccupazioni (foto sotto) finisce in pochi istanti e, tra le persone in piazza, sembra esserci molto interesse per la vicenda. C’è anche il sindaco sul palco. Si vocifera che, finiti i comizi, scenderà e scambierà quattro parole pure con loro. Siamo pur sempre nel bel mezzo della campagna elettorale più incerta della storia recente della città.

Muzzarelli scenderà e li ignorerà e non è detto che a loro stia pure bene così.

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Salvini a Modena? Contestiamolo!

Riceviamo e pubblichiamo dagli organizzatori della piazza lanciata da Spazio Guernica il 3 maggio: questa.

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Salvini a Modena.
E dopo il 25 aprile, puntuale come un orologio svizzero, alla fine arriva il Matteo nazionale.

Dopo un 25 Aprile che ha fatto ben intendere chi tira le file in questo paese, basti pensare a una gestione di piazza da parte della Questura mai vista in altre situazioni simili, è arrivato il momento della campagna elettorale.
Non siamo interessati a fare gli esegeti del pensiero altrui o a correggere il tiro politico cavalcando ipocritamente errori commessi da altri, questo vogliamo che sia chiaro fin da subito. Non siamo abituati a fare gli indignati con le piazze altrui, soprattutto se l’obiettivo di chi si indigna è quello di tranquillizzare nuovi potenziali elettori.

Nel 2019 una vetrina sporcata (con tutto ciò che questo si porta dietro) è in grado di suscitare più indignazione di un lavoratore sfruttato, di un migrante rinchiuso in una struttura senza validi motivi, di uno studente che lavora gratuitamente obbligato dal proprio istituto scolastico o di una donna/ragazza a cui viene negata la possibilità di decidere sul proprio corpo.

Questo è un dato di fatto che in questi giorni abbiamo osservato con estremo disgusto.

Sia ben chiaro, non siamo amanti delle pennellate fini a se stesse, siamo, al contrario, amanti dell’arte e come tali concepiamo le pennellate solo se in grado di produrre un’opera più ‘completa’, in grado di risvegliare sentimenti e emozioni. Crediamo, inoltre, alla necessità di un lavoro politico serio, conflittuale, radicato nel territorio in cui siamo: le vie di fuga e le strade facili e veloci non ci appartengono.

Nella nostra città le realtà politiche attive sul territorio sono diverse e ognuno legittimamente agisce nelle modalità che ritiene più opportune. A volte può venir meno la maturità politica ma questo è tutt’altro discorso. Resta il fatto che una certo ‘benpensantesimo’ in salsa tipicamente emiliana ha guardato il dito anziché la luna.

Chi si è portato a casa un’interessante vittoria in questa giornata è stato il potere. Lungi da noi fare dietrologismi, complottismi o altre chiacchiere , non possiamo non notare come alcuni obiettivi siano stati pienamente raggiunti da Prefettura e Questura. Se gli obiettivi erano quelli di far montare rabbia e disprezzo per le manifestazioni in luoghi pubblici e nel (benedetto/maledetto) ‘centro-vetrina’, al di là della vertenza specifica, sono stati pienamente raggiunti.

Le polemiche interne tra il sindacato di polizia e il Questore (ricordiamo che a capo del Sindacato autonomo di polizia troviamo un dirigente del reparto Digos, lo stesso reparto che ha orchestrato la montatura contro il coordinatore S.I.Cobas Aldo Milani), diventano voci di corridoio, utili moniti di ciò che avverrà nei prossimi mesi con il cambio del Prefetto e la rinnovata spinta repressiva su impulso del Decreto Salvini.

Arriviamo dunque a oggi. Il Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, giunge a Modena, durante un tour ‘enogastronomico’ da Reggio Emilia a Imola. Quale miglior occasione per lui per iniziare a mettere basi solide in un tessuto sociale sempre più impaurito e bisognoso di uomini forti.

Se è probabile che non riuscirà, in questa tornata elettorale che sta assumendo sempre più le tinte di uno scontro fra caporali, a strappare questo territorio dalle mani ben note della città, mani che ora si fingono pulite permettendo a tanti di abboccare all’amo, toccherà essere vigili rispetto a cosa succederà nei prossimi mesi/anni.

Per quanto ci riguarda il 3 maggio sarà una giornata in cui misurare la rabbia verso Salvini e i suoi accoliti, da parte di chi vive quotidianamente i frutti dell’odio e della discriminazione. Una piazza che avrà come obiettivo il ribadire quanto le responsabilità in questo territorio siano sempre più riconducibili a un patto sociale andato in frantumi e che vede nella paura e nella repressione l’unica modalità per controllare e punire le istanze di rivendicazione.

Ci vediamo al parco Novi Sad!

 

“Tutti padri naturali con l’utero delle altre…vero?” – Contestata l’associazione “Famiglia e Vita”.

Sabato 27 aprile. Pomeriggio caldo e soleggiato, poche nubi all’orizzonte nella ridente Modena. Poche nubi, sì ma che si avvicinano sempre di più e annunciano il ritorno del mal tempo.

Mal tempo non solo in senso meteorologico ma anche, e soprattutto, ideologico. Appena fuori dalle vetrine del centro, infatti, in una zona comoda a chi viene da fuori città ma ben nascosta a chi ci vive, si tiene la seconda conferenza del movimento pro-vita legata all’associazione “Famiglia e Vita”.

Un’associazione che già aveva calcato le strade cittadine e che già aveva presenziato in quel ”formidabile“ consiglio comunale in cui erano state avanzate le mozioni alla 194, in stile veronese, ed organizzato un mese dopo, una fiaccolata che ha sfilato con canti e candele per la via Emilia centro.

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In una sala affittata da un privato si riuniscono una ventina di persone. La prevalenza è maschile e tra le poche donne presenti solo una dimostra avere meno d’una trentina d’anni. Per il resto, l’età media è decisamente più alta e sembra suggerire quel lascito di persone fascio-catto-bigotte che, giorno dopo giorno, si stanno impegnano sempre più nel cercare di limitare l’autodeterminazione femminile, sostenendo gli obiettori di coscienza e cercando di relegare la donna ad un vero e proprio oggetto di arredo e corredo della casa. Ma non solo. Sono quelli che si sono schierati contro la legge regionale sull’omotransnegatività, attaccandola in primis sul nome (omotransnegaività è sinonimo di omotransfobia, e non è che ne abbiamo paura, della comunità LGBTQI+, è che a questi gli fa proprio schifo) sostenendo che tutte le leggi che possono essere redatte a favore delle minoranze non sono altro che strumenti massonici per poter portare da un lato ad una “sostituzione etnica” (cit. «alle donne bianche viene incentivato l’aborto, le donne nere sono incentivate a portare a termine la gravidanza») e dall’altro a discriminare chi è (o si dichiara) eterosessuale ed estimatore della “famiglia naturale”.

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Sì, perché per assurdo, all’interno di quella conferenza, viene ribadito più e più volte che tutto ciò che mira a tutelare la comunità LGBTQI+ in realtà serve solo a danneggiare la “naturalità dell’essere umano”.

Dopo fiumi di parole che celano (ma nemmeno troppo) contenuti razzisti e omotransfobici, la chicca arriva quando si parla di maternità, reputata come un qualcosa di tranquillissimo da affrontare, di assolutamente non gravoso per la donna (“madre” fin dal concepimento, mai dalla nascita del bimbo, perché è vita fin dal primo rapporto sessuale o quasi), né dal punto di vista fisico né da quello sociale e men che meno dal lato economico.

IMG-20190428-WA0051Temi e concetti di questo tipo si sono susseguiti per ore all’interno della conferenza, mentre fuori, a contrastarli, erano presenti le attiviste di NonUnaDiMeno.

 

Qualche cartello e uno striscione che recitava: «Tutti padri naturali con l’utero delle altre, vero?!», ad attaccare direttamente la concezione dell’uomo, maschio e padre di famiglia, come fulcro della comunità.

 

Riportiamo a seguire il comunicato di NonUnaDiMeno:

TUTTI PADRI NATURALI CON L’UTERO DELLE ALTRE… VERO?
Ieri,a distanza di 2 giorni dal 25 Aprile, si è tenuta una conferenza dell’associazione “Famiglia e Vita”, movimento pro-vita. Con i loro contenuti hanno tentato di attaccare nuovamente la nostra auto-determinazione e i nostri diritti nello scegliere liberamente del nostro corpo. La conferenza si è focalizzata su solite retoriche catto-fasciste, quali:
– DEVIANZE PSICO-FISICHE CHE LA DONNA SUBISCE A SEGUITO DI UN ABORTO, SPECIE SE SI TRATTA DI IGV.
– SVANTAGGIO CHE L’ABORTO DOVREBBE  ARRECARE ALLE CASSE DEL SSN. GLI ANTI-ABORTISTI SOSTENGONO INFATTI CHE, NON SOLO IL COSTO DELLA PRATICA DELL’ABORTO VOLONTARIO GRAVI ECCESSIVAMENTE A CARICO DEI CONTRIBUENTI E QUINDI SULL’INTERA COMUNITà, MA ANCHE CHE TUTTI GLI ESAMI DIAGNOSTICI PRANATALI,GRATUITI SOLO IN DETERMINATE CIRCOSTANZE ( quali amniocentesi, villocentesi ecc.), SIANO VOLTI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE A PRATICARE QUANTI Più ABORTI POSSIBILI.
– L’ATTACCO AL GENDER FLUID CONSIDERATO COME PRATICA PER OTTENERE AGEVOLAZIONI PENSIONISTICHE E STATALI.
– RIFIUTO DEL TERMINE “OMOTRANSNEGATIVITÀ” E DELLA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE CHE LO RIGUARDA, IN QUANTO A PARER LORO DISCRIMINANTE NEI CONFRONTI DEGLI ETEROSESSUALI. A DETTA DI QUESTO MOVIMENTO LA COMUNITÀ LGBTQI+ VIENE COSTITUZIONALMENTE FAVOREGGIATA DA LEGGI CHE INVECE LEDONO LE LIBERTÀ DEGLI ETERO. A DARE SPIEGAZIONI SULLE MODIFICHE ANCORA DA APPROVARE DELLA SUDDETTA PROPOSTA LEGGE C’ERA UN CONSIGLIERE REGIONALE. A DETTA SUA IL TERMINE “OMOTRANSNEGATIVITÀ” E’ STATO TOLTO MA IN EMILIA ROMAGNA, SOPRATTUTTO IN PERIODO ELETTORALE, LA LEGGE, SEPPURE CON LIMITAZIONI DETTATE ANCHE DALLA LORO INFLUENZA POLITICA, PASSERA’.
– DENIGRAZIONE DEI PROGETTI SCOLASTICI RIGUARDANTI AFFETTIVITÀ E SESSUALITÀ, VISTI COME PROPAGANDA “GENDER” PER DEVIARE LE MENTI DEGLI ADOLESCENTI.
-IL DISPREZZO DELLA VITA DELLA DONNA CONCEPITA SOLAMENTE NEL RUOLO SOCIALE DI MADRE E SOGGETTO INCAPACE DI POTER DECIDERE LIBERAMENTE SE ABORTIRE O NO, DA COLPEVOLIZZARE NEI LORO PRESIDI DAVANTI AGLI OSPEDALI DOVE OSTACOLANO NON SOLO LE DONNE MA ANCHE IL LAVORO DEL PERSONALE MEDICO-SANITARIO
“HO TROVATO IL MODO PER FARE CESSARE GLI ABORTI IN TUTTA ITALIA: ANDARE A PREGARE DI FRONTE AGLI OSPEDALI. NOI DOBBIAMO RENDERE PUBBLICO QUELLO CHE AVVIENE NEGLI OSPEDALI”…TRA I LORO PIANI DI BATTAGLIA DI CUI VANNO FIERI
L’interconnesione tra questi movimenti pro-vita e partiti razzisti e xenofibi si concretizza nella teoria della sostituzione etnica, i cattolici conservatori sostengono infatti che l’interruzione volontaria di gravidanza sia una pratica adottata solo da donne bianche e non da donne nere, portando così la popolazione nazionale a subire una vera e propria sostituzione etnica, definendolo  un “piano massonico di riduzione della popolazione e sostituzione etnica”
In aggiunta a tutto ciò non è da dimenticare il contesto politico in cui si muovono: alla vigilia delle elezioni cpmunali sono stat* invitat* tutt* i/le candidat* alla carica di sindac*. Il tentativo di entrare nelle politiche locali portando posizioni retrograde e machiste non ha però riscosso successo nel modenese, fortunatamente. Di fatto nessun* candidat* ha risposto positivamente all’invito, segno che ci incoraggia nell’andare avanti e che ci fa sperare che la lotta possa essere condivisa anche al di fuori del nostro movimento.
Fino a questo momento abbiamo dato spazio alla loro ideologia, MA ORA BASTA!
Come attiviste del movimento NUDM ci siamo presentate di fronte al luogo in cui si è tenuta la conferenza con uno striscione che non poteva essere più azzeccato di così: “TUTTI PADRI NATURALI CON L’UTERO DELLE ALTRE, VERO?!”
La nostra è stata in primis una dura critica al  loro statuto in cui l’unica figura riconosciuta è il padre di famiglia, tutore dell’intera comunità. Non possiamo lasciare spazio e legittimità di agire a chi, in modi più o meno subdoli, minaccia le nostre libertà e la nostra autonimia. Ieri è stata la seconda occasione in cui NUDM si è opposta nel territorio modenese  alle calate bigotte e fasciste di movimenti parareligiosi che incitano solo all’odio del diverso. Sappiamo che ci saranno altri momenti di questo genere se non più gravi in cui porteranno avanti le loro pratiche e noi non saremo in disparte. Su piano nazionale uno di questi eventi si terrà a Roma in 18 Maggio, si tratterà della “Marcia per la Vita”
In quanto femministe e transfemministe ci opporremo alla loro presenza coi nostri corpi e coi nostri contenuti affinchè non ledano più le nostre libertà. L’informazione e l’educazione sono le armi che useremo contro l’ignoranza di questi movimenti che cercano ogni giorno di ostacolarci e privarci dei nostri diritti, continueremo la nostra lotta!