Modena, primo sciopero nel nuovo polo logistico della Gls.

La sua costruzione aveva generato profonde critiche e anche una manifestazione del comitato #mobastacemento lo scorso novembre alla quale il sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli aveva prontamente replicato: «Lavoro e impresa non sono interessi privati e politici di corto respiro. Sono le basi del nostro benessere e della storia contemporanea di Modena.»

gls-2Il nuovo polo logistico della Gls di via Massarenti era sorto così: 4.300 metri quadrati di struttura tirata su in pochi mesi su un campo non ancora cementificato a ridosso della Tangenziale, il tutto a  pochi metri di distanza da due aree ex industriali che da quindici anni attendevano una bonifica.

Tuttavia, le basi del nostro benessere come affermato dal sindaco, non devono essere troppo solide se già a distanza di pochi mesi dalla sua apertura si registra un primo sciopero all’interno dello stabilimento.

Tutto comincia il giorno precedente. Alla consegna delle buste paga dei dipendenti di Rca (società che ha la maggior parte dei lavoratori all’interno della Gls) scoppia uno sciopero spontaneo al quale si uniscono in solidarietà anche i facchini e i driver di Palmieri (altro padrone che sta all’interno di Gls). Sempre nella giornata di ieri, tre lavoratori di Palmieri, che si erano fermati in solidarietà, sono stati mandati via dal posto di lavoro e minacciati di licenziamento alla scadenza del contratto – perché in questi nuovi poli del “benessere” e della crescita della città la maggior parte dei contratti sono a tempo determinato – e, proprio per questo motivo, stamattina è scoppiato un nuovo sciopero di solidarietà per il reintegro dei lavoratori.

Immediato e immancabile l’intervento della Digos che ha cominciato subito a minacciare una nuova scarica di denunce nei confronti dei lavoratori. In realtà, dopo poco, è arrivato l’intervento di Gls (pare su sollecitazione nazionale) che ha fissato un incontro coi lavoratori già in serata.

Insomma: buste paga incongruenti, precarietà, minacce di licenziamento da una parte e sistematica repressione da parte delle forze dell’ordine dall’altra, queste sembrano essere “le basi del nostro benessere” evocate solo pochi mesi fa dal sindaco Muzzarelli.

E su quest’ultima affermazione potremmo anche essere d’accordo, il problema è domandarsi “benessere” per chi, come e per quanto ancora?

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