Affinchè tutto cambi..

«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»

Non pensiamo ci sia citazione migliore di questa, tratta dal celebre film di Luchino Visconti ‘Il Gattopardo’, per provare a tratteggiare meglio quale eredità ci hanno lasciato queste ultime elezioni amministrative.

Partiamo dalla fine: Muzzarelli ha stravinto questa tornata elettorale. Non è un caso che abbiamo riportato il nome del candidato e non la sigla che identifica il partito di provenienza. Il candidato è il partito.

Solo intorno a questo nome gli stakeholder modenesi hanno potuto trovare una conferma di continuità e una fiducia rispetto all’avanzata di un ‘nuovo soggetto politico’. Associazioni di volontariato, la cosiddetta ‘Modena solidale’, le grandi imprese del territorio insieme a quel colosso economico rappresentato dalle cooperative hanno garantito a quel mitile politico di poter determinare ancora il buono e il cattivo tempo nel Comune di Modena.  Il Partito Democratico, conscio del baratro in cui il suo consenso è precipitato, ha immediatamente fatto leva sull’unico aspetto in grado di smuovere le coscienze cittadine, la stanca retorica della città Medaglia D’Oro per la Resistenza da opporre all’avanzata del fascismo. Occorreva frenare a tutti i costi l’assalto fascio-leghista alla nostra città, mobilitando tutti gli attori in campo: mondo cattolico, associazioni di volontariato, pensionati a cui il partito garantisce attività di tempo libero… insomma, proprio tutti.

Tentativo riuscito. Al primo turno il Partito, in coalizione con Modena Solidale, Più Europa, Sinistra per Modena e i ‘Verdini’, ha strappato l’ottimo risultato di 53,42%, garantendosi così la vittoria al primo turno.

Il povero Prampolini, noto avvocato modenese e candidato a sindaco della Lega di Salvini, torna nel suo studio pronto a dar battaglia in consiglio comunale. Il 23% è un dato da non trascurare ma crediamo insufficiente per immaginare scenari ben più complessi al momento. Non crediamo neanche che questa percentuale incarni un nuovo soggetto votante, semmai indica una fascia sociale di calibro medio-alto che se fino a pochi anni fa votava a targhe alterne Pd e Forza Italia, oggi trova nella Lega il suo voto utile. Niente a che vedere con un’avanzata fascista a Modena insomma. Teniamo a ricordare che tra gli eletti e le elette nelle fila leghiste  sarà presente anche Beatrice Di Maio, figlia del Capitano di Terra dei Padri (non è dato sapere se la scelta di ‘scendere in campo’ sia precedente o successiva all’incontro con Povia). Aggiungiamo per dovere di cronaca la lieta novella dell’esclusione di Valentina Mazzacurati e Montanini, per i prossimi cinque anni, dagli scranni di Piazza Grande.

Che dire poi del povero zombie che a malincuore e con scarsa voglia si è presentato alle ultime elezioni modenesi, il Movimento 5 stelle. Quello che era riuscito a mettere in crisi il ‘Sistema Modena’ nel lontano 2014 con un movimento fresco di una pura spinta votata al cambiamento, arrivando persino al ballottaggio (cosa mai accaduta prima di allora), negli ultimi anni ha deciso di disintegrarsi con le sue stesse mani sia a livello locale che nazionale. Non è certo un caso che il candidato Rebecchi, scelto dai precedenti consiglieri comunali (a scadenza di mandato non rinnovabile, per loro stessa decisione) del Movimento, sia stato glissato da un whatsapp del ‘leader nazionale’ e sostituito da una macchietta poco conosciuta se non per le sue precedenti simpatie leghiste e i suoi coinvolgimenti in cosiddette ‘passeggiate per la sicurezza’ in un comitato che, su viale Gramsci, portava critiche al Pd per poi stringere le stesse mani di Muzzarelli quando c’era da parlare di sicurezza (segno di come Pd e destrume vario siano in sintonia perfetta, al di là dei proclami da social network).

Sinistra non pervenuta. Nonostante gli sforzi e l’impegno della candidata sindaca di Modena Volta Pagina, presente durante una carica della polizia sui lavoratori e sulle lavoratrici di Italpizza (mentre i padri fondatori con precedenti importanti incarichi in Legacoop ed in Regione erano assenti), questa lista civica non riesce a superare la soglia utile a poter entrare in Consiglio comunale, segnale di quanto un discreto lavoro politico sia purtroppo insufficiente se non abbinato (volenti o nolenti) a un concreto lavoro di ricomposizione sociale e conflittuale, serio e non da ceto politico, rispetto ai grandi aperti dalla contraddizione contemporanea.

Cosa ci lasciano queste elezioni? Un Consiglio comunale in cui PD e Lega sono in sostanziale parità numerica, in cui le opposizioni non esistono e che, a giudicare dalla nuova giunta recentemente annunciata da Muzzarelli, la stessa falsa riga reazionaria, repressiva e discriminatoria, già assaggiata nell’ultima consiliatura passerà le votazioni senza alcuna difficoltà.

Un Consiglio comunale in sostanziale armonia, quantomeno sui temi caldi quali sicurezza, ambiente e collusione politico-economico con le grandi ‘eccellenze’ del nostro territorio. Sarà molto interessante leggere i primi resoconti e le prime interrogazioni che verranno presentate nel palazzo di Piazza Grande.

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Un ordalia politica che riesce a tenere insieme giovani rampanti come Bosi con delega al decoro urbano, Anna Maria Vandelli ( la Maria Antonietta ‘denoaltri’, colei che di fronte a famiglie in emergenza abitativa aveva giustificato il proprio operato con frasi come: «se faceste meno  figli vivreste meglio»). Continuando a leggere la lista dei nuovi assessori  troviamo la mitica Alessandra Filippi, colei che dopo anni dentro a Legambiente e le innumerevoli battaglie  in difesa dell’ambiente ha preso la via dell’impegno politico istituzionale riuscendo a non proferire mai parola sui casi di Vaciglio e della Bretella, solo per citarne alcuni. Stendiamo poi un velo pietoso sui Verdi modenesi, riformisti di provincia in grado addirittura di affermare, per legittimare il proprio appoggio a Muzzarelli, che dentro a quella coalizione loro avranno la forza di rappresentare il cambiamento, in cambio di qualche poltrona ovviamente. Non gliene facciamo una colpa d’altronde, in questa città il massimo livello conflittuale sui temi ambientali è stato raggiunto quando, dopo mesi di mobilitazione che ha coinvolto tantissime persone e partiti.. si decise di spostare il tracciato del TAV da Sud a Nord della città, perché va bene esserci e contestare ma non sia mai che si metta in discussione un modello di sviluppo economico. Rimaniamo speranzosi che i No Bretella imparino dagli errori dei precedenti comitati e aprano un cammino nel solco del cambiamento reale (cambiamento che si attua solo ed esclusivamente tramite lo scontro, come possiamo apprendere da comunità come quella valsusina)

Ci sarebbero tante cose da dire e il gioco del prendere citazioni o misfatti di ogni personaggio che siederà in Consiglio comunale diventerebbe troppo un tiro al piccione. Volutamente non abbiamo trattato del nostro Messner di Fanano, sarebbe troppo semplice e gli diamo credito di essere riusciti a produrre, intorno a queste elezioni, un Modena Park 2.0, tanto spettacolo e tanto, tantissimo fumo.

Sicuramente le percentuali e i numeri sono interessanti e parlano molto più di spicce e vomitevoli analisi politiche, rispetto ai rispettivi fallimenti, tesi ad attribuire ad altri le proprio incapacità e le proprie colpe.

Ciò però che continueremo a seguire con notevole interesse sono quelle lotte, quei sussulti che negli ultimi anni hanno caratterizzato questa città. Movimenti tellurici in grado di far mettere in difesa gli scudi del malaffare e della speculazione (cosa che neanche una lista civica improvvisata e un partito che si richiami al sovranismo sono riusciti a fare). Chi porta avanti banali polemiche sulla ribelle Vaciglio che vota in massa il ‘sindaco del cemento’ dovrebbe farsi da parte o quantomeno smettere di leggere i giornali locali per iniziare a ragionare con la propria testa, non sono nuove infatti le esternazioni di chi abita in quel quartiere e non si riconosce più nel centro sinistra né tanto meno nel centro destra ma che, nonostante tutto, non è estraneo ad una certa cultura istituzionale e territoriale. Quì però si aprirebbe un ulteriore macropunto sulla capacità di ricomposizione sociale e sulla storia del nostro territorio che non crediamo sia il caso di affrontare in questo momento. (Per coloro veramente interessati alla partecipazione, al dibattito e alla ‘non conoscenza astratta del reale’ fuori dalle discussioni da social network, ci sono pur sempre le assemblee).

Insomma non c’è che dire, un ottimo lavoro da parte delle istituzioni locali mentre per chi vuol fare battaglia e vuole costruire percorsi di antagonismo cittadino che sappiano ribaltare e rimettere in discussione il modello di sviluppo neoliberista attuale, fatto di sfruttamento, devastazione ambientale e discriminazione sulle linee del genere e della razza. La strada è in discesa.